Domenica all’Allianz andrà in scena l’ultimo atto casalingo della stagione. Avversaria è l’Udinese di Runjaić.
Ultima in casa contro i friulani che non hanno nulla da chiedere al campionato. In altri tempi sarebbe stata
una festa. In questa stagione disgraziata invece è una partita che pesa sul petto, con una Juve con l’acqua
alla gola e che cerca di tenere la testa fuori alla ricerca della boccata d’ossigeno, che potrebbe anche essere
una boccata fatale d’acqua salata. La Juve rischia di andare a fondo nella partita più scontata dell’anno.
Trascinata giù dalle nefandezze di mercato, dalla sconsiderata gestione Motta, gambizzata da una quantità
di infortuni da record e infine dai cartellini scientifici presi all’Olimpico contro la Lazio. Tudor sta cercando
di mettere pezze di qua e di là, ma ogni volta che trova una soluzione si apre una falla da un’altra parte. Un
lavoro disperato, un uomo che cerca di salvare la barca con tutte le sue forze. Le sue parole, il suo grido
d’orgoglio: “L’ombra di Conte? Non mi sento inferiore a nessuno” suonano come una giusta rivendicazione
del lavoro svolto, ma anche come di chi sa che, nonostante tutto, difficilmente sarà confermato. E se alle
oggettive difficoltà di una squadra che è stata allenata malissimo ad inizio stagione, con una condizione
fisica surreale si aggiungono tutte le defezioni che sappiamo e infine l’ombra del futuro, allora davvero
tutto diventa difficilissimo. Inseguire la sostanza dell’ombra è un po’ come pettinare le bambole. Questo è
solo il momento di staccarsi da tutto, fare con quello che si ha e portare a casa un match che potrebbe
valere la conquista del Sacro Graal Champions. Perché ancora, grazie anche ai risultati delle altre
contendenti, il destino è tutto nelle nostre mani. E non è una notizia tranquillizzante, perché troppo spesso
questa squadra perde la bussola, regge a fatica la pressione in un gioco di autolesionismo continuo che
viene da lontano, da tutte le certezze demolite da inizio stagione, fino alla cacciata di Danilo. Questa
squadra è povera di uomini. Tudor sembra l’unica roccia a disposizione e forse è stato preso proprio per
questo, un frangiflutto che verrà smantellato, anche una volta fatto il suo dovere. E lo ha già fatto,
ovviamente anche con i suoi errori. “Quando tutto va alla deriva allora quel che conta è essere la barca, il
timone. Per salvarla. E se tocca buttare al mare qualcuno. Si faccia”. Certo ora non c’è rimasto nessuno da
buttare a mare. Siamo ridotti all’osso, ancora una volta. Ma domani è l’ultima in casa, è decisiva, la barca va
portata al porto in qualunque modo. Non pensare, mai, neanche un secondo all’ombra del futuro e
vincerla, mettere insieme tutta la disperazione possibile e farne, con la volontà, la forza per portarla a casa.
5-3-2 con giocatori adattati, 4-4-2, 4-3-3 cambiando modulo, non importa: chi va in campo dovrà bruciare
ogni centimetro d’erba. Yildiz deve riscattare la doppia giornata di squalifica, Muani lottare a tutta se vuole
davvero restare, la difesa sarà improvvisata, probabilmente Luiz avrà la sua ultima chance e mancherà la
guida del nostro miglior giocatore, Thuram. Ma domani tutta la squadra, chiunque sia in campo, per quanto
tempo lo sia, deve farsi barca e timone.
Per squalifica mancheranno Kalulu, Savona e Thuram oltre ai soliti Bremer, Cabal e Milik. In dubbio
Koopmeiners e Cambiaso. Kelly e Gatti dovrebbero esserci ma solo perché è necessario, non hanno
sicuramente i 90 minuti nelle gambe, forse nemmeno un tempo.
Proviamo ad anticipare la probabile formazione, anche se oggi è più che mai un esercizio aleatorio.
DiGregorio – Kelly Veiga Costa – Gonzalez Locatelli Luiz McKennie Weah – Yildiz Muani
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AdMa

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