La Juventus è come un gran bel concerto di mezz’estate, magari proprio quello di Bruce Springsteen a cui, ieri sera, a San Siro, ha assistito anche Damien Comolli: da lì non vorresti andartene mai. Con tutto ciò che ne consegue. La voglia di restare in un gruppo che è anche famiglia e di cui si condividono le ambizioni è una lusinga per il club. Ma, per converso, in tempo di mercato, rischia di trasformarsi in un freno. Perché, a quel punto, non ci può essere un’entrata se non c’è una corrispettiva uscita. Lo spettatore sotto il palco per antonomasia, in questo momento, è inevitabilmente Dusan Vlahovic. Ai margini del progetto tecnico di Tudor, come testimoniato dalla sua gestione anche nel corso del recente Mondiale per Club, e ai ferri corti con la società, per via di un oneroso contratto arrivato a un solo anno dalla scadenza senza che le parti abbiano trovato una via d’uscita condivisa.
Vlahovic-Juve, situazione delicata
Una situazione delicata, che però DV9 – tra un like a Bellingham dopo il successo del Real contro i bianconeri e un post in cui rivendica con orgoglio la proprietà della numero 9 della Juventus – non pare così intenzionato ad affrontare: l’accordo, in fondo, è stato sottoscritto da ambo le parti e varrà fino al 30 giugno 2026. Ci sono dei però, in realtà. E di quelli parleranno nei prossimi giorni Comolli e Ristic, l’agente del serbo che è atteso a Torino a stretto giro di posta. L’insediamento del nuovo dg bianconero ha contribuito a fare tabula rasa dei precedenti discorsi intavolati: le parti si guarderanno negli occhi e valuteranno ogni scenario possibile. Compresa la possibilità di una risoluzione consensuale del contratto con un anno di anticipo, dietro lauta buonuscita naturalmente, compresa l’opzione del rinnovo-ponte per una stagione, al fine di consentire al club di spalmare l’ingaggio e alla punta di giocare con continuità, in prestito, nella prossima stagione. Che è anche quella che porterà al Mondiale negli Stati Uniti, dettaglio per nulla secondario.
Vlahovic è in buona compagnia
Una quadra forse forzata, la stessa proposta (senza successo) un anno fa a Chiesa, ma anche una soluzione che non scontenterebbe del tutto né l’una né l’altra parte. I bianconeri, incassato il sì di David, si sentono più forti nel lungo braccio di ferro, perché la possibilità di relegare il serbo in un angolino per tutto l’anno è ora più concreta. Ma difficilmente, con il fardello dello stipendio da 12,5 milioni netti da pagare nell’imminente stagione, potrebbero dare l’assalto a un altro attaccante di peso nelle prossime settimane. Che si tratti di Osimhen, di Retegui o di chi per loro. Ma Vlahovic è in buona compagnia, come hanno dimostrato i primi vagiti del mercato estivo. La Juventus avrebbe incassato volentieri i 23 milioni del Nottingham Forest per Weah e Mbangula, per esempio, ma i due bianconeri hanno frenato la trattativa, con tanto di piccate dichiarazioni dall’entourage e di enigmatici post sui social. Ora sull’esterno americano si è portato con forza il Marsiglia di De Zerbi, che ha scavalcato un paio di altri club di Premier interessati, mentre sull’attaccante belga ha avanzato passi importanti il Fulham. E il campionato inglese pare la destinazione più probabile anche per Douglas Luiz, l’unico che forse cova per davvero il desiderio di salutare Torino: su di lui restano solide le mire di Leeds, Newcastle, Nottingham e anche del Manchester United.
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