C’era un tempo in cui Dusan Vlahovic segnava e con la punta delle dita si sollevava appena la maglia, girandosi di spalle e mostrando nome e numero: era un modo per dire “guardatemi, sono qui, rimango qui”. Ed è quel che è accaduto in seguito: il serbo, effettivamente, alla Juventus ci è rimasto

Un paio di giorni fa, invece, Vlahovic ha scelto un altro modo per provare a incatenarsi a Torino. Non sul campo, stavolta: tramite i social. Su Instagram ha pubblicato un paio di storie dai tratti tutt’altro che enigmatici, la prima con il numero 9 sotto forma di cifra e la seconda con la didascalia “devet”. Ovvero, appunto, “nove” in serbo. Messaggio chiaro pure qui: il centravanti della Juve sono io.

Solo che la realtà che appare agli occhi di tutti è ben diversa. Ed è testimoniata anche da quanto Tuttosport ha raccontato stamattina: l’agente di Vlahovic è atteso a Torino per parlare con la dirigenza bianconera del futuro dell’ex centravanti della Fiorentina e una delle ipotesi sul tavolo porta alla risoluzione anticipata del contratto.

I fatti, insomma, vanno in direzione contraria rispetto alle ostentazioni pubbliche di Vlahovic. E portano tutti, stavolta veramente, in un’unica direzione: quella della separazione con la Juventus, dopo tre anni e mezzo caratterizzati da una serie infinita di alti e bassi, a dispetto dell’entusiasmo (più che giustificato) della piazza al momento del suo arrivo a Firenze. Era il gennaio del 2022, quasi una vita fa.

  • PIÙ BASSI CHE ALTI

    L’esperienza di Vlahovic alla Juventus, inutile negarlo, non si è snodata secondo le previsioni. I numeri non sarebbero neppure disprezzabili, a dire il vero: Dusan è sempre andato in doppia cifra in campionato nelle tre stagioni complete a Torino, toccando rispettivamente quota 10, 16 e ancora 10.

    Ma i numeri, comunque non paragonabili a quelli dell’esplosione fiorentina, non raccontano tutto. C’è anche il tutto il resto: quei digiuni alternati a parziali rinascite realizzative, quelle difficoltà tecniche evidenti agli occhi di chiunque, quei continui alti e bassi. Più bassi che alti, a dire il vero. Specialmente per un centravanti pagato 90 milioni tra parte fissa, bonus e oneri accessori, oltre a un ingaggio arrivato a toccare quota 12 milioni netti a stagione.

    L’ultima stagione ha rappresentato forse il simbolo dell’esperienza juventina di Vlahovic. Una decina di reti in campionato, qualche infortunio, la solita altalena di prestazioni. La doppietta al Genoa con tanto di esultanza rabbiosa, i goal clamorosamente sbagliati a un metro dalla porta contro Cagliari e Parma. E via dicendo.

    Che Vlahovic non fosse particolarmente adatto al gioco di Thiago Motta, che fosse molto diverso dal Zirkzee bolognese, lo sapevano tutti. Ma il serbo ha trovato poco spazio anche con Igor Tudor, che pure qualche tempo prima lo definiva il centravanti più forte della Serie A. Tanto che a prendersi la maglia da titolare, e tenersela stretta fino all’ultima giornata, è stato l’acquisto invernale Kolo Muan

 

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